lunedì 23 novembre 2015
Bruno Gabrielli
A Genova la pioggia non ha mezze misure, soprattutto ad
Ottobre: sprin-na oppure cièvue a derüo. Quella mattina “sprinnettava”.
Una pioggerellina sottile stava delicatamente posandosi sulla città antica. In
piazzetta S. Donato c’erano tante persone; qualche centinaio. Conoscevo
tutti, anche se stentavo a riconoscerne alcuni. Erano trent’anni che non
li vedevo. In trent’anni possono cambiare molte cose: la fisionomia,
la residenza, la famiglia… ma non cambiano le radici. Ed erano
proprio le nostre radici che ci avevano portato lì quella mattina, provenienti
da tante parti d’Italia, per accompagnare in chiesa e dare l’ultimo saluto ad
un uomo che aveva scritto pagine importanti nel libro della vita di ciascuno di
noi: Bruno Gabrielli. Nel mio libro, il
capitolo che Bruno ha scritto è lungo una dozzina d’anni: dalla mia
laurea fino a quando ci siamo separati dopo l’esperienza intensa di Parma, lui
chiamato a ricoprire la carica di assessore all’urbanistica e al centro storico
a Genova ed io avviato verso la carriera universitaria a Pescara. In
quell’arco di tempo abbiamo vissuto quasi in simbiosi professionale per
l’elaborazione di alcuni strumenti urbanistici importanti come il Piano
Territoriale di Ragusa o i Piani Regolatori di Piacenza, Pisa, Paternò e Parma.
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